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Paolo Dirani

Paolo Dirani  è un pianista che si è spinto al di là del consueto ruolo di puro interprete, per esplorare forme espressive diverse, contaminandole fra loro alla ricerca di un'esperienza non solo musicale, artisticamente ampia e coinvolgente.

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Domani è un altra fiaba

Testo di Paolo Dirani
Musiche di M. Ravel, G. Fauré, G. Bizet, C. Saint-Saëns, S. Prokofiev

Ivano Marescotti, voce narrante
Duo Clavier (Paolo Dirani e Mauro Landi), pianoforte a 4 mani
Massimo Ottoni, live performer
Roberto Passuti, luci e suono

Domani è un altra fiaba

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Lo Spettacolo

Domani è un’altra fiaba prende vita dalle note di Ma Mère l’oye (Mia Mamma l’oca) di Maurice Ravel, piccola suite per pianoforte a quattro mani, in cui il compositore francese rivive in musica alcune delle più note fiabe di Charles Perrault, come La Bella addormentata nel bosco, Pollicino, La Bella e la Bestia.

La vicenda, raccontata con dialoghi frizzanti e mescolando ironia e comicità da un Ivano Marescotti grande affabulatore, intreccia le trame e i personaggi delle fiabe, immaginate come veri e propri set cinematografici e ha come protagonista principale uno stanco Pollicino che, stufo di essere sempre ricordato per la solita faccenda delle briciole di pane, decide all’improvviso di abbandonare il proprio ruolo alla ricerca di una nuova identità. L’occasione gli si presenta quando il maggiore dei suoi fratelli, Pierino, gli confida l’esistenza di uno strano giardino, in cui, anche se per un solo giorno, si potrà vivere come persone vere, in carne e ossa.

E così, rubata l’idea al fratello, Pollicino inizia il suo viaggio, incontrando il Principe e la Principessa - irrompendo sul set della Bella addormentata proprio durante la scena del risveglio - e l’imprevedibile quanto esplosiva Laideronnette, Imperatrice delle Pagodine, grazie alla quale riuscirà a raggiungere la sospirata meta: il giardino incantato.

Nel mentre, anche Pierino, convinto da uno degli uccellini tanto simpatici al fratello, decide di lasciare la propria fiaba per indire, insieme al suo nuovo amico e socio pennuto, un provino per aspiranti attori - rigorosamente non protagonisti - di un racconto fiabesco del tutto nuovo. A presentarsi sono il Leone, il Cigno, il Gatto, la Tartaruga e il Lupo, fino all’arrivo inaspettato dello stesso Pollicino, perdutosi ancora una volta sulla strada del ritorno. La storia si chiude tra battibecchi, discussioni e reciproche accuse, con una plateale uscita di scena del protagonista.

Non sono quindi solo le fiabe evocate in Ma Mère l’oye a essere toccate dal racconto, ma anche il Gatto con gli stivali, il Brutto anatroccolo e Cappuccetto rosso, oltre alla favola della Lepre e la Tartaruga, rivisitate attraverso gli sfoghi e le confessioni degli stessi protagonisti alle prese con le proprie ansie e frustrazioni.

Ecco dunque il Gatto, stanco di una vita agiata, desiderare il ritorno alle sue vecchie origini di cacciatore o il Cigno, afflitto da turbe psichiche, essere schiavo del continuo bisogno di specchiarsi, così come il Lupo, decisamente sovrappeso, lamentarsi del continuo ingoiare di nonne e nipotine o la Tartaruga, costretta a difendersi dalle antipatiche insinuazioni della lepre che l’accusa di averle versato del sonnifero nel bicchiere.

La parte musicale, suonata dal vivo e interamente per pianoforte a quattro mani, accompagna e sottolinea lo scorrere degli eventi, proponendo sia l’esecuzione integrale dei pezzi, che parti e frammenti degli stessi, spesso sovrapposti alla parola narrata dell’attore. All’intera suite raveliana, si aggiungono la Berceuse da Dolly di Gabriel Fauré, l’Escarpolette da Jeux d’enfants di Geoges Bizet, alcuni brani tratti dal Carnevale degli animali di Saint-Saëns (Leone, Tartaruga, Cigno e Canguri) e varie parti tematiche da Pierino e il lupo di Sergej Prokofiev (Gatto, Uccellino, Anatra e Lupo).

La scenografia è realizzata alle spalle di musicisti e attore in tempo reale attraverso disegni, figure, personaggi e ambienti. Le immagini prendono vita utilizzando diversi materiali come sabbia, cotone, carta e tempere, il tutto disteso e animato da mani invisibili sopra un piano luminoso proiettato su grande schermo. Le immagini cercano e trovano un’intima simbiosi con suoni e parole, attraverso un magico e sognante gioco tra differenti linguaggi espressivi.

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